21.10.06

 

William Stabile. Contrappunti e Tre Poesie Creole 

[poesia -16]

Risorgerò

Risorgerò tra tre anni o tre secoli
tra raffiche di grandine nel mese di giugno
(Sinisgalli)

Anche io, Leonardo,
e mi ritroverai tra i fogli
dove la pagina non regge la modernità del classatore (1)
dove frana sull’inaspettato e,
pensiero macerato e sconosciuto…

Io, così, risorgerò me stesso
Tra le righe del non detto:
una ( ) parentesi
di vita.

Soffice orma
di cuscinetto lupesco
nella rena mi ritroverai

nella pagina antiaccademica e senza Nome,
libero dall’Eco libresco della Rosa
mi infilerò scivolando come goccia d’acqua
a raccontare il solco nella mano fresca di un nego: (2)
la selvaggia forza della verità
di un mattino nel Pantanal. (3)

Ai sopravvissuti
farò inalare le ceneri di Stockwell. (4)
Che sapore ha la bugia?
Domani passerò, voglio provarla.

(Ora, Juca Mulato non cisma più) (5)

… ti traghetterò via con me
Ian Blair (6)

su quella sponda opposta, in ginocchio
tra rami, fogliame e terra umida
-che alcuni chiamano verità-
Annuserai la tua menzogna
dissolversi in una nuvola d’acqua;
si spaccherà dalla tua fronte la vena sorgente
-indaco del Rio delle Amazzoni.


Dalla tua orbite sgorgherà acqua nei salotti;
dal thè che bevi da tazze di alpacca
salteranno fuori botos rosa
a danzare forrò (7)

Io, così, risorgerò…
sarò il grumo di sangue
sul polso della tua manica.

Risorgerò…
e sarò senza colpa
pura goccia di sudore
sulla tua fronte sudicia.

I tempi di Juca Mulato sono finiti!
(parole di Jean mentre risale le scale di Stockwell)

Scritta in memoria di Jean Chermes de Menez
ragazzo brasiliano innocente ucciso dalla polizia.


Note


1 - Parola di origine sconosciuta che utilizzano nel cantone svizzero italiano per indicare le cartelle dove si contengono fogli.
2 - nego, variante brasiliana di negro.
3 - Zona paludosa e selvaggia al confine tra Brasile e Bolivia.
4 - Stazione del Metro di Londra dove è stato ucciso Jean Charles de Menezes.
5 - Personaggio tipico della letteratura brasiliana, contadino mulatto e sognatore, dello scrittore Menotti del Picchia. Cisma può essere tradotto come fantasticare.
6 - Capo della Metropolitana Police di Londra.
7 - I botos sono delfini di fiume di colo rosa del bacino dell’Ammazzonia. Il forrò, invece, è una tipica musica brasiliana che si balla con ritmo sincopato.
Versi tratti da Contrappunti e Tre Poesie Creole di William Stabile
(Prefazione di Vincenzo D'Alessio)
Fara Editrice, 2006
(disegno di Rocco Grieco)
GUGLIEMO (WILLIAM) STABILE è nato a Milano nel 1973, ha vissuto a Lodi, Lanciano, Salerno e dal 1998, a fasi alterne, vive a Londra. Contrappunti è la sua opera prima, un libro prosastico e lirico. Una sillage dagli accenni ai canoni classici, un viaggio fatto di partenze e ritorni in cui si avvicendano terre e spazi ora reali ora immaginari. Una scrittura dal linguaggio netto ed esemplare, sia nelle incertezze delle sconfitte, sia negli scatti ideali; un linguaggio magico seppure talvolta oscuro, fatto di un codice lessicale vasto e ampio, “cosmopolita” direi. "Risorgerò" è uno dei testi della raccolta in cui l'autore invoca e racconta l'Odissea del ritorno, la faticosa discesa agli inferi dell'esule, verso la patria-terra promessa. E lo fa rivolgendosi alla compiutezza letteraria e alla “musa” poetica di Leonardo Sinisgalli, un pò come in una Divina Cammedia, attraverso un raccontare che è fatto di immagini folgoranti, intuizioni, ironia e visionarietà, alla maniera di Ezra Pound nei Canti Postumi. Da un lato la parola ancorata alla realtà, dall’altra libera alla visionarietà, a tratti labirintica, ma sempre ricchissima di figure del linguaggio, estremamente sperimentale e varia.
by Maria Pina Ciancio

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8.10.06

 

Gina Labriola. Storie del pappagallo 

[poesia -15]

Un sogno rubato

Mi trovavo sempre, come un’intrusa,
nel sogno degli altri,
e mai nel mio.

Avviluppata nel sudario del giorno,
aspettavo che lo specchio della sera
riflettesse l’altra mia faccia,
quella nascosta e segreta,
ma la notte era tersa, trasparente,
senza foglie d’argento
per riflettere i sogni.

Seppi, poi,
che c’era in giro un ladro di sogni.
Si appostava sulla riva del dormiveglia
nascosto dietro un cuscino
o in una piega delle coperte.

Appena vedeva un bel sogno, una chimera,
affiorare alla superficie della memoria,
« Zac! » lo uncinava con un arpione
e in una gabbietta se lo portava via.

Poi, un giorno, trovai,
appeso ad un candelabro di stagno,
tra un quadro senza cornice,
e una cornice senza quadro,
un sogno tarlato, tutto floscio,
non so bene se
al mercato delle pulci dei sogni,
o a quello dei sogni delle pulci.

Un sogno polveroso,
irriconoscibile, ormai,
fuori moda, fuori tempo:
era il mio.
Lo comprai a metà prezzo.
Me lo misi sulla camicia ;
La notte ebbi gli incubi.

Sognai di essere una pulce.

(da Favole o quasi, pag. 35)

***

Ricordi di piedi

Affinchè non rammentasse, il tuo piede,
quelle dita
che rammendavano calzini
ricamandati sulla punta dell'alluce
o sulla rotondità dei talloni
tante parole d'amore,
che chiudevi nelle scarpe al mattino,
buttavi via tutti i calzini
della tua vita di prima.

Ti foderavo le scarpe
di endecasillabi,
ripiegavo un sonetto
nel fazoletto da naso.

Com'ero felice,
quando arrivò lo starnuto!

Ma tu mi hai detto:
'Che cavolo è? Questa cosa
vischiosa!'

'Un pò di colonia...'

'Un'altra volta, perbacco,
comprala almeno
di marca migliore!'

(da Bason d'un corps, p.52)

Versi tratti da "Le storie del pappagallo" di Gina Labriola
Collana Oro, Edizioni ArteEuropa, Roma 2006

GINA LABRIOLA è nata a Chiaromonte in provincia di Potenza e vive a Parigi. Le due poesie selezionate, fanno parte della nuova edizione del libro Storie del Pappagallo, silloge uscita nel 2003 e recentemente rivisitata e ampliata dalla casa Editrice ArtEuropa di Roma. La novità più rilevante del testo è da rintracciare nella nuova pregevole edizione tipografica, nella ricomposizione dell'impianto strutturale e nei nuovi inserimenti poetici, editi e soprattutto inediti, tratti dalle raccolte poetiche Istanti d'amore ibernato, Alveare di specchi, In uno specchio la fenice (tutte pubblicate per le Edizioni Laterza). In quest'ultimo lavoro, restano immutati i temi del passato, la Labriola ironizza sulla vita quotidiana, sul ruolo della poesia e dei poeti, sull’amore, sulla gelosia, sui tradimenti, sul sociale, ma questa seconda edizione si caratterizza in modo più determinanante per una vena provocatoria e dissacratoria nei confronti del maschio. A volte lo fa scopertamente, in modo pungente e sarcastico, a volte (come nei suoi versi più recenti) utilizzando la maschera della parodia, delle filastrocche, dell'antinomia. Un espediente che le consente di sdrammatizzare “il privato” e di ironizzare e autoironizzare su se stessa, giocando con una scrittura che si riempie di connotati favolistici, surreali e fortemente suggestivi.

by Maria Pina Ciancio
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3.10.06

 

Mango. Nel malamente mondo non ti trovo 

[poesia-15]


Sa di fuliggine

Sa di fuliggine quel vespro d’ottobre
e di castagne sulla brace
il tuo bacio.

Nascere su di te
fenicottero di palude dal rosa accennato
e morirne poi di te
forestiero e complice.
E’ il tuo calcagno
radice del mio universo,
sostegno e vittima sul mio petto,
lasciato in pasto al desiderio del seno tuo,
turgido e grave d’amore per me.

Sa di fuliggine quel vespro d’ottobre
e di castagne sulla brace
il tuo bacio.

***

Nel malamente mondo non ti trovo

Ti guardo,
più invecchio e più ti guardo.
Gli occhi son matite su di te
a catturare il tuo profilo,
dai sobborghi del collo,
al seno in trasparenza,
a farne “Sindone” sul mio lenzuolo,
carezzar la schiena d’olio su velluto.
Fino a saturare il desiderio.

Dormire l’attimo e giurar l’eterno,
sottovalutar l’inesattezza.
Non giustificar giudizi e giudici
d’affanno e non di fede,
d’inganno e non di lode.
Ma tu non tartassarmi di concetti e scrupoli.
Non abituarmi al niente,
se sai che ne ho bisogno
come rumore al tuono ed incertezza al dubbio.

Ed io ti guardo,
più invecchio e più ti guardo.
Gli occhi son matite su di te
a catturar il tuo profilo
Nel malamente mondo non ti trovo
e Dio solo sa quanto lottai per questo.


***

Mi piace

Mi piace togliere la scorza dai tuoi baci
e poi mangiarne il frutto.
A volte qualche spina
rimane sulla punta delle dita
ma è ancor più bello quando tu non riesci,
con pazienza, a toglier quelle spine,
recuperando ai baci quelle dita.

versi tratti da "Nel malamente mondo non ti trovo" di Mango
Edizioni Pendagron 2004


MANGO Sono versi d’amore quelli che compongono la prima raccolta di Mango, noto cantautore di Lagonegro (Pz). Il titolo Nel malamente mondo non ti trovo è già sintesi di un conflitto, presente come un vento inquieto in tutta la raccolta, tra un universo interiore fatto di sentimenti profondi e rari ed una realtà circostante ingannevole, avversa e svuotata. C’è tutto un mondo antico in questi versi, che l’autore recupera con garbo e leggerezza, filtrandolo attraverso un linguaggio delicato ed efficace in cui passione verso un’unione amorosa e ritorno ad una fonte ancestrale di senso coesistono nell’intera opera. Versi carichi di musicalità che traggono ispirazione dal mondo poetico del cantautore. La Lucania ne viene fuori intatta, con tutto un carico di verità antica, che l’autore sembra recuperare di tanto in tanto quasi a corredare insieme alle bellissime foto di Gianluca Simoni una vita fatta di cose comuni eppur così straordinarie nel canto di un artista che sa dare dignità ad ogni moto: dall’approdo esclusivo alla saggezza dell’amore, alla guerra dichiarata dei sensi, al disvelamento del dolore per l’assenza, al bisogno di ripercorrere la propria storia e alla volontà di segnare tra traiettorie di nuvole linee concrete di futuro…
by Maria Luigia Iannotti

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