25.4.07

 

Vincenzo D'Alessio. Versi di lotta e di passione 

[poesia -29]

"Noi siamo rimasti la turba / la turba dei pezzenti, / quelli che strappano ai padroni / le maschere coi denti
Rocco Scotellaro, Pozzanghera nera

Il corno da caccia suona
nella muraglia di nebbia
cani affamati dal secolo in pena
cercano fiere nelle ombre
furtive dei faggi secolari.
Ci duole il petto a sentirli
narrare della fatica quale
unico pane di quei giorni
i sassi tra le foglie affiorano
aguzzi al passo veloce.
Risento il dolore salire
nella pianta del piede le orme
saranno la scia nemica
degli orchi che migrano in cerca
della notte. Siamo vivi ancora
per poco davanti ai politici
che in coro massacrano
la terra ognissanti cede
qualcosa alla morte. Siamo
avanti ai torti alle energie rubate
al sogno disperato del bene
alla fretta che viene a cancellare
l'ora di tregua il terrore
che vuole la sua parte. Avanti!
gridano le acque dal suolo
all'ira che ci porta i timori
nella fuga abbiamo perso il cuore.

da Versi di lotta e di passione di Vincenzo D'Alessio
Edizioni Gruppo Culturale "F. Guarini, Montoro 2006
(disegno di Rocco Grieco)
VINCENZO D'ALESSIO (è nato a Solofra in provincia di Avellino nel 1950 e attualmente vive a Montoro Inferiore- AV). "Il corno e la caccia" è un testo che fa parte della raccolta Versi di lotta e di passione, un libro di poesia a vocazione civile che si apre con un frammento introduttivo di Rocco Scotellaro. A stabilire l'orizzonte ci sono luoghi e tempi del "resistere" e il resistere s'iscrive nei conflitti che oppongono parti in lotta, rispetto alle quali occorre schierarsi, dividersi riconoscersi "abbiamo un cuore di terra/ che respira da tempo ingiustizia/ si affanna scoprendo nel dilemma/ il vivere e il morire". Nei suoi testi è instancabile la denuncia all'ingiustizia, all'ignoranza, all'ipocrisia, al silenzio, il richiamo a stare dalla parte dei deboli e/o dei poveri, quelli di oggi come quelli di ieri, nell'attesa che "la Storia / riporti la morta libertà alla memoria". Si tratta dunque di versi di azione e di passione, seppure a tratti un pò ruvidi, a metà strada tra memoria individuale e memoria collettiva, attraversati da quella parola "eterna" che sopravvive al male e ti "appare ricca di vita".
by Maria Pina Ciancio
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18.4.07

 

Erminia Daeder. Spiavo 

[poesia -28]

Spiavo Matera ocra e silenziosa
il suo cuore fiero sotterraneo
gli ipogei severi.
La sua piazza sbilenca
cosparsa di vecchi
cotti nei visi, lenti nei passi, neri nell’abito.
Cadenzano
strascichi tronchi
le loro voci, le mani.
Spiavo la tua sorpresa
distratta dai vicoli in quiete.
E due occhi di bimba
la sua nera frangetta
la gonna corta bianca.
Sporgeva dall’uscio
tirando la tendina traforata.
Dietro un vecchio
disteso nel suo letto,
bianco di marmo il lenzuolo tirato al volto,
bianco stagnante l’odore di cera colata.
Santini,
in ritratti.
La cornice più spessa ferma
il sorriso maestoso d’un Padre.
Il letto è alto
in ferro battuto.
La luce bloccata dalle persiane si incunea
in tagli di calore.
Aspiro, una volta.
Trattengo, aspiro.
Tanfo marrone di bitume
mentre litanie ballonzolano ai piedi del letto.
Spiavo ogni sospiro della morte,
la sua pelle liscia.
Non ho nulla da chiedere, da rivelare.
So che la morte ha vetrate liquide.
E stalagmiti di luce.
Io non ho paura.
Spiavo la gioia d’un gioco d’amore.
Acciambellata al sole,
senza fretta,
senza scopo.
Mi tocchi
e so d’essere una,
senza fatica,
senza ragione.
La forza di un contorno
che traspare ma non soggioga.
Tienimi mentre mi accarezzi.
Se tremo,
ogni poro combacia con il tuo.
Tienimi,
perché ogni bacio mi strappa una radice.


(disegno di Rocco Grieco)

ERMINIA DAEDER (è nata a Taranto nel 1959 dove vive e lavora). "Spiavo Matera..." è una lirica di una densità espressiva e cromatica a tratti vertiginosa, che si contestualizza in uno spazio definibile e determinato. I versi si sgranano in un ventaglio di immagini orizzontali dal fuori al dentro, dall'altro al sè. Sanno dare sguardo alle emozioni ed essere insieme descrizione e narrazione di stati d'animo e di atmosfere talvolta nette, talvolta appena suggerite. Tutto in un fluire multiforme e cadenzato di attese e di ascolto, che conferisce al testo equilibrio, senza sottrarlo però ad emozioni e sensazioni forti. "Non ho nulla da chiedere, da rivelare" scrive con coraggio l'autrice in quesi suoi versi tutti tesi a quell'accordo tra amore umano e leggero amore degli elementi naturali, dove anche la dimensione del dolore e della morte sembrano dileguarsi e svanire, oppure sublimarsi in una dimensione accettata e accettabile dall'uomo e dalla natura.
by Maria Pina Ciancio

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12.4.07

 

Maria Pina Ciancio. Il gatto e la falena 

[poesia -28]


"Alla mia gente e ai miei luoghi discreti e imperfetti
che profumano a sera di malva e rosmarino"


Stanza 2211
Inciampo tra i fogli
pesanti e accartocciati
nella stanza
Una notte d’inchiostro
non basta a cambiare la vita
fino a ieri


*

Il poeta scalzo
Sotto la luce nudo
spoglio come un melo
attraversato da rughe
verticali


*

Stelle di sabbia
È d’argilla
questa mia malinconia
che si asciuga
in fondo al cuore
dove ogni notte
traccio stelle di sabbia
sull’orlo (incerto)
dei calanchi

*

La parola per ricominciare
Portatemi via tutto
(i sogni, l’anima, la felicità)
ma lasciatemi in segreto
la parola per ricominciare


*

Il grido dello stormo
Ora che il volo è basso
e il vento ferisce la terra
ora padre si disperde
a mezz’aria il grido
dello stormo


*

L'eco di chi resta

Ad Eleonora, Luisa, Vincenzo, Mario e gli altri...
a quanti come me hanno creduto e amato il loro sacrificio di libertà


Il nostro grido ancora
su questo linguaggio muto
che ci fa martiri alle sponde
senza chiasso
Vene salmastre inghiottite
lungo terre d’argilla senza mare
Un grido ancora

L’eco di chi resta
(1799-1999)


*

A Luca
Avrebbero dovuto darti
una porta aperta sul mondo
e non uno specchio
appeso al muro
per ricordarti ogni giorno
che la vita scorre (inesplorata)
sotto le tue stampelle


*

Il destino delle parole
Il destino delle parole
è morire senza storia
e senz’anima
schiacciate tra le pareti bianche
dei ricordi
dove riscrivo memorie
pregando senza saperlo


*

Verso Sud
(...)

Mi arrendo alle parole
sui sentieri
battuti dall’inverno
ora che sale il giorno
e lo stormo prosegue
verso Sud


da Il gatto e la falena di Maria Pina Ciancio - Frammenti e Poesie scelte 1996-99
Illustrazioni di Cosimo Budetta, progetto grafico di Francesco De Rosa
Premio Parola di Donna 2003 - Tipografia l'Aquilone, Potenza 2007
(nella foto in alto Maria Pina Ciancio)


MARIA PINA CIANCIO (abita in Basilicata, dove vive e lavora). La raccolta Il gatto e la falena è un'opera che arricchisce e definisce, per certi versi, il percorso poetico di Maria Pina Ciancio e preannuncia un punto di svolta che vedrà evolvere la sua poesia nella già nota prosa poetica, dall'impianto sempre coraggiosamente lirico. Con questi versi perfetti e puliti, spogliati sulla pagina come l'ultimo frutto amaro di un viaggio sempre teso verso Sud, il frammento compie la sua funzione più estrema, lucida e a tratti psicoanalitica, traducendosi in una breve e rarefatta narrazione del vivere il mondo, il tempo e i luoghi con la prerogativa dell'essere donna. Poesia ancora una volta decisa, verticale, vertiginosa, potente come fuso magmatico che trova consistenza e approdo in pochi rocciosi versi. Nucleare e autentica gioca a completarsi con titoli che a volte hanno la funzione dell'arciere, altre quella del bersaglio, procede con metafore vive generate da un silenzio sacrale, capace di dare voce alle contraddizioni di un tempo, di una generazione sempre in bilico fra l'andare e il restare, di una cultura saggia e incosciente allo stesso tempo, che vorrebbe spiccare il volo come una falena nella notte sui calanchi d'estate o rincorrere la leggerezza sempre perduta come un gatto steso sotto ad un sole violento. Ancora una volta grumi di vita e di storie ancestrali ci giungono da quest'autrice, verso cui non resta altro da fare che porgere il nostro sguardo più attento e il nostro ascolto più intimo.

by Maria Luigia Iannotti

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