Andrea Di Consoli. Discoteca
[poesia -3]
II
Ti trovo quasi finita nel tuo silenzio
Mi dici di essere disoccupata
Che mandi domande ai concorsi statali
Non ci vuole molto a riconquistare confidenza
Come quando eravamo impastati dello stesso tempo
E gli umori erano gli stessi per tutti
Faccio fatica a parlarti nell’orecchio
La musica è sempre più rabbiosa
Abbiamo fatto un giro immenso
Per essere al punto di partenza.
III
Tutti credono che il mondo aggiunga sorrisi
Ma il mio è un ghigno disincantato
Pure adesso che qualcuno mi vede bere
Una fila di cognac Stock 84
A questo balcone di bar interno
Ignora il dolore profondo che mi spinge a farlo
L’unica cosa che riesce a dire è
"Tu non puoi lamentarti, tu te ne sei andato in tempo"
IV
Essermene andato in tempo
Significa occhio e croce che mi sono salvato
Ma da cosa mi sono salvato?
Alla fine partire è solo un modo per sentirsi straniero due volte.
Eppure questi amici me li sento dentro
Perché nel bene e nel male
Sono gli unici esseri della terra
Che hanno voglia di piangere
Quando io pure ho voglia di piangere.
V
Alla fine è l’alba
Nella nebbia del parcheggio
Mi viene male alla pancia
E allora ripenso a quando un tempo
A casa trovavo la furia di mio padre
Impegnato a impastare con le sue mani
Un uomo che non sfigurasse davanti al mondo.
VI
Oggi devo dare conto solo a me stesso
Del grande gelo di questa notte.
I
Quanta rabbia in noi
Quanta voglia di piangere
Adesso che pure in questa discoteca
Affollata del sud Italia
Stiamo tutti insieme
Come ritrovati dopo una lunga diaspora
Quanta voglia di piangere e quanta rabbia
Ma non c’è nessuno al mondo
A cui possa interessare tutta questa rabbia
E tutta questa malinconia.
Quanta rabbia in noi
Quanta voglia di piangere
Adesso che pure in questa discoteca
Affollata del sud Italia
Stiamo tutti insieme
Come ritrovati dopo una lunga diaspora
Quanta voglia di piangere e quanta rabbia
Ma non c’è nessuno al mondo
A cui possa interessare tutta questa rabbia
E tutta questa malinconia.
II
Ti trovo quasi finita nel tuo silenzio
Mi dici di essere disoccupata
Che mandi domande ai concorsi statali
Non ci vuole molto a riconquistare confidenza
Come quando eravamo impastati dello stesso tempo
E gli umori erano gli stessi per tutti
Faccio fatica a parlarti nell’orecchio
La musica è sempre più rabbiosa
Abbiamo fatto un giro immenso
Per essere al punto di partenza.
III
Tutti credono che il mondo aggiunga sorrisi
Ma il mio è un ghigno disincantato
Pure adesso che qualcuno mi vede bere
Una fila di cognac Stock 84
A questo balcone di bar interno
Ignora il dolore profondo che mi spinge a farlo
L’unica cosa che riesce a dire è
Essermene andato in tempo
Significa occhio e croce che mi sono salvato
Ma da cosa mi sono salvato?
Alla fine partire è solo un modo per sentirsi straniero due volte.
Eppure questi amici me li sento dentro
Perché nel bene e nel male
Sono gli unici esseri della terra
Che hanno voglia di piangere
Quando io pure ho voglia di piangere.
V
Alla fine è l’alba
Nella nebbia del parcheggio
Mi viene male alla pancia
E allora ripenso a quando un tempo
A casa trovavo la furia di mio padre
Impegnato a impastare con le sue mani
Un uomo che non sfigurasse davanti al mondo.
VI
Oggi devo dare conto solo a me stesso
Del grande gelo di questa notte.
i Versi tratti da "Discoteca" di Andrea Di Consoli
(Collana diretta da Michele Trecca e Andrea Di Consoli)
Ed. Palomar, Bari 2003
ANDREA DI CONSOLI è nato a Zurigo nel 1976 da genitori lucani e attualmente vive a Roma. Discoteca è la sua prima esperienza in versi, una originale perlustrazione in orizzontale della realtà. La sua scrittura è diretta e dai toni prosastici, a tratti febbrile, ma sempre spontanea e vera, mai scontata, mai di compromesso. Dai suoi versi emerge rabbia e malinconia giovanile, sogni e desideri, bisogno di fare i conti con la memoria, il proprio senso di responsabilità, la propria storia personale, quella di chi è partito e per questo si sente “straniero due volte”. Discoteca è un libro fatto di incontri, di dialoghi, di dubbi, di domande e di possibili risposte. Un libro a tinte forti insomma, popolato e in movimento che si dipana tra paesi, discoteche, autostrade, quartieri di città, che dall’inferno preclude alla rinascita, dalla rabbia alla preghiera.
(Collana diretta da Michele Trecca e Andrea Di Consoli)
Ed. Palomar, Bari 2003
ANDREA DI CONSOLI è nato a Zurigo nel 1976 da genitori lucani e attualmente vive a Roma. Discoteca è la sua prima esperienza in versi, una originale perlustrazione in orizzontale della realtà. La sua scrittura è diretta e dai toni prosastici, a tratti febbrile, ma sempre spontanea e vera, mai scontata, mai di compromesso. Dai suoi versi emerge rabbia e malinconia giovanile, sogni e desideri, bisogno di fare i conti con la memoria, il proprio senso di responsabilità, la propria storia personale, quella di chi è partito e per questo si sente “straniero due volte”. Discoteca è un libro fatto di incontri, di dialoghi, di dubbi, di domande e di possibili risposte. Un libro a tinte forti insomma, popolato e in movimento che si dipana tra paesi, discoteche, autostrade, quartieri di città, che dall’inferno preclude alla rinascita, dalla rabbia alla preghiera.
by Maria Pina Ciancio
Etichette: andrea di consoli, poesia
4 Comments:
Ero passato per auguri e saluti. Necessita però di maggior attenzione e calma.
Tornerò. In between, Buona Pasqua
CARO DI CONSOLI... UN CARO SALUTO DAL TUO VECCHIO AMICO ... MAX PETILLO
Segnalo un altro testo di Di Consoli su LucaniArt Magazine
http://lucaniart.wordpress.com/2008/04/08/essermene-andato-di-andrea-di-consoli/
Your tthe best
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