17.6.07

 

Domenico Cipriano. Il continente perso 

[poesia -32]

Cercasi Conza N.I.

Dov’è la nostra storia
fatta di sassi, di volti anziani
vicini a portali di pietra.
Dov’è quella piazza popolata
da incoscienti sentimenti
coperti di neve,
come il vecchio campanile
che suonò per ultimo
quel giorno.

Dov’è il sogno
sul futuro inerte
che osavamo sfiorare dalle grate
guardando giù nella valle.
E quel bar
dove ritrovavi gli amici
che bambini
scazzottavano per gioco...

Cerco tutto questo
nel labirinto costruito
senz’anima
la New York dei poveri
il villaggio turistico del progresso
senza vita:
senza il permesso della Storia.

(14 settembre 1995)

*

Abbiate rispetto
di questi luoghi
dove la morte è illesa.
Amate il silenzio
del vento abbandonato
sconfitto e non arreso.

Dal Belvedere Belgio scruto
viadotti di periferia
rumorosi, sordi
ai richiami del vulcano
in sottosuolo, si sveglia
quando l’ombra cambia
coi rilessi della luna
e prega alle tenebre il perdono.

Tutto intorno sono pietre
congelate dalle incurie
si preparano a domani
per nuovi scavi impuri.

(Conza vecchia, 29 agosto 1998)

versi tratti da Domenico Cipriano, Il continente perso - Fermenti, Roma 2000
(Domenico Cipriano - foto di Eric Toccaceli)
DOMENICO CIPRIANO (è nato a Guardia Dei Lombardi nel 1970 e attualmente vive a Monteforte Irpino). Le due liriche “Cercasi Conza n. 1” e “Abbiate rispetto”, fanno parte della sezione Terra a novembre de "Il continente perso", una raccolta poetica dal linguaggio autentico e dalle trasparenze metaforiche, che si lega intimamente alla verità dell’esperienza e del vissuto.
E’ una poesia degli esterni quella che emerge in questi versi di Domenico Cipriano, dei paesi e delle comunità del nostro Sud, che diventano corpo, respiro e spazio dilatato di un viaggio in cui si cerca il prima e il dopo, ciò che è stato e ciò che era: alle pietre e ai ruderi si contrappongono scavi e nuove costruzioni, al silenzio i viadotti rumorosi costruiti “senza il permesso della Storia” e
in nome di quale progresso, si chiede il poeta? Ecco allora emergere forte una voce dialogante all’interno con la storia, all’esterno con noi stessi, in una geometria di silenzi e assenze, che ci restituisce la sacralità di spazi e luoghi, accarezzati col pudore degli occhi e delle parole
by Maria Pina Ciancio

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1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Vi segnalo questo link dove è possibile ascoltare un brano tratto dal cd di jazz poetry: Cipriano/Marangelo/Orefice: JPband - Le note richiamano versi.

http://lellovoce.altervista.org/spip.php?article959

19/6/07 11:05  

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