Gennaro Grieco. Le Trentadue Ottave
[poesia -11]

"Il morso a ritroso alla terra"
Non più, quando terra chiama cielo
e insieme
esangui si arrotolano, si accoppiano
-sappiamo una o più storie bastarde
[e i giochi della bestia-
e annullano l’etico spessore dell’ascesa,
lo spazio-tramite della speranza.
Non più.
Solo fatui fuocherelli ai crocicchi
o moine focomeliche in resistenza
: per senso del dovere –chissà!-
o semplicemente residui d’inerzia.
(Il fuoco, 18 aprile 1994)
***
Le altalene, le ingegnose altalene
d’atmosfere sognanti,
hanno oziose trame di consuetudine,
polvere di stelle arse in ricaduta.
Disdegnando la terra,
disegnano le ascese;
poi a ritroso le cancellano –senza
celesti ricavi da un cielo minimo
(Il dondo-lamento, 9 gennaio 1995)
***
Stiracchiarsi sul cordolo.
E mangiucchiarsi a spilluzzico le unghie.
Smollare gli essudati, i punti neri,
molare un silenzio, mortificarlo.
E per scene ripetute, fingendosi.
Abitare un silenzio
e con avidità mortificarlo.
E per scene ripetute, fingendosi.
(La gente, 26 giugno 1994)
***
Ma un brodo povero, appena pacifero
come la paglietta inclinata in fronte
-il sole è di un solstizio alquanto pieno
e il riscatto si trova in cose poche
come lavarsi le mani a una fonte.
O sarà sempre un alibi l’ortica
per disdegnare il nitore di un’acqua,
sminuirne il sollievo sulla ferita?
Neppur vale nascondersi la sete
se sul ventre della terra è il riflesso
e dall’esito dipende la quiete.
(Il riscatto, 21 giugno 1994)
***
Nella nominazione della morte
io ti vedo, e ne prendo le misure.
Per dove piace, da qualunque luogo
io, terra, voglio conoscerti tutta,
seguendo attento ogni piccolo solco.
Di te voglio impregnarmi pelle e scarpe
: per cogliere in contropiede la sorte
sapendo già i rigori della notte
(La tattica, 26 giugno 1994)
versi tratti da “Le trentadue Ottave” di Gennaro Grieco
Il fiore nella roccia (Collezione di Scritture) - Torino 2004

"Il morso a ritroso alla terra"
Non più, quando terra chiama cielo
e insieme
esangui si arrotolano, si accoppiano
-sappiamo una o più storie bastarde
[e i giochi della bestia-
e annullano l’etico spessore dell’ascesa,
lo spazio-tramite della speranza.
Non più.
Solo fatui fuocherelli ai crocicchi
o moine focomeliche in resistenza
: per senso del dovere –chissà!-
o semplicemente residui d’inerzia.
(Il fuoco, 18 aprile 1994)
***
Le altalene, le ingegnose altalene
d’atmosfere sognanti,
hanno oziose trame di consuetudine,
polvere di stelle arse in ricaduta.
Disdegnando la terra,
disegnano le ascese;
poi a ritroso le cancellano –senza
celesti ricavi da un cielo minimo
(Il dondo-lamento, 9 gennaio 1995)
***
Stiracchiarsi sul cordolo.
E mangiucchiarsi a spilluzzico le unghie.
Smollare gli essudati, i punti neri,
molare un silenzio, mortificarlo.
E per scene ripetute, fingendosi.
Abitare un silenzio
e con avidità mortificarlo.
E per scene ripetute, fingendosi.
(La gente, 26 giugno 1994)
***
Ma un brodo povero, appena pacifero
come la paglietta inclinata in fronte
-il sole è di un solstizio alquanto pieno
e il riscatto si trova in cose poche
come lavarsi le mani a una fonte.
O sarà sempre un alibi l’ortica
per disdegnare il nitore di un’acqua,
sminuirne il sollievo sulla ferita?
Neppur vale nascondersi la sete
se sul ventre della terra è il riflesso
e dall’esito dipende la quiete.
(Il riscatto, 21 giugno 1994)
***
Nella nominazione della morte
io ti vedo, e ne prendo le misure.
Per dove piace, da qualunque luogo
io, terra, voglio conoscerti tutta,
seguendo attento ogni piccolo solco.
Di te voglio impregnarmi pelle e scarpe
: per cogliere in contropiede la sorte
sapendo già i rigori della notte
(La tattica, 26 giugno 1994)
versi tratti da “Le trentadue Ottave” di Gennaro Grieco
Il fiore nella roccia (Collezione di Scritture) - Torino 2004
GENNARO GRIECO è nato nel 1953 a Rionero in Vulture e dal 1973 vive a Torino. Ha una lunga storia di “parole” e di “vita” la poesia di Gennaro Grieco. Trentadue ottave e altri otto versi variamente strutturati compongono la sua ultima silloge, un libro “esistenziale” e provocatorio per certi versi, in cui lo sguardo si staglia lucido e attento su approdi e consapevolezze e si affila tagliente e ironico su inganni e ingiustizie, per prenderne le misure, calcolarne distanze e vicinanze “senza distrarsi al bivio” con mano sapiente di artigiano (come è fortemente palese nei versi di La tattica). Accettazione, rifiuto, sberleffo, voglia di vivere e contaminarsi con e per le cose che contano, in Grieco tutto passa attraverso il rigore della ragione. Tutto è filtrato da un linguaggio magmatico e interiore, dallo scatto dinamico che procede per provocazioni, dubbi, domande senza risposta che innervano il tessuto poetico, e da una sintassi complessa, stilisticamente tradizionale e studiata, sia quando si muove su un piano più prosastico, sia quando il verso si distende aprendosi al gioco allitterato della rima, dell’assonanza e dell’ironia più giocosa e beffarda.
by Maria Pina Ciancio
Etichette: gennaro grieco, poesia
3 Comments:
Ben fatto, Maria Pina! Buona la scelta dei testi ed altrettanto la nota di presentazione. Grazie, e sappi che un pezzo del mio cuore è nella mia Lucania, al tuo fianco.
gg
(inevitabili, vero, questi caratteri strani, per es. sugli accenti?)
Bellissime le tue poesie, anche io sono Lucano, sono fiero di quelli come te.
Grazie a te Gennaro, per noi è un vero piacere ospitarti su LucanArt.
Un abbraccio tutto lucano, a presto
Mapi
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