Antonio Lotierzo. Poesie 1972-2000
[poesia -7]

Cantina
Trepido cantuccio della disperazione
la botte annerita e i ragni
sfaldano cemento, imputridisce l’acqua
a rigagnoli forati fra ruvide pietre scure.
Nel forno paterno oggetti confusi riavvolti
sogni di polvere chiodi piedi di letto
manubrio di bici cernécchio cazzuola
dove passo un’ora di fresco far nulla.
Senza in niente sperare, un topo affogato
riporta la povertà, mancanza quotidiana
le catene per il ghiaccio due Pirelli al muro
sospese all’odore del vino più scuro del buio.
Tu non presenzi ai riti della vita ebbra
parli civiltà cittadine che angosciano le notti
rumori scontrosi qui attutiti dal nulla bacchico
d’un esistere scontrosi qui attutiti dal nulla bacchico
d’un esistere senza speranze puro disinteressato.
Mieli d’amplessi
Lo scavo nel tuo corpo flessuoso
è sincronia d’un lusso
calmo che il sudore del desiderio
porge ai vibranti amanti lucenti.
La tua bocca, dopo rifiuti astiosi, concedi
in unione e, implacabile, scorazza
serpentina a rinfocolare l’amore,
insieme alle frequenti mani possessive.
La girandola del tuo corpo flessuoso
sposta gli spazi dei congiungimenti
e inarcata vibri colpendomi a risacca
mentre frugo gli aperti fiori inumiditi
d’un piacere scontroso, a occhi chiusi.
La tua profanazione finisce col mio flaccido
e immielato turgore. M’accoccolo
al tuo madido seno e la tua carne
m’affoga, vertigine quieta
di sprofondamenti, immemori deliri.
Il ricordo
Il ricordo, operoso tappo
nell’acque dei giorni, troppo
chiara cicatrice segnala eventi
e li risuscita dal calendario sulle fronti
in un gorgo di lancette impazzite.
Rosa agostana
La rosa agostana l’incantava.
A noi appena alzati mio padre
la mostrava a trofeo nelle mani
cretose e la felice stanchezza
che l’aria terrigna offre alla vita.
Senza rimproveri, la posava
alla residua foto,
a fronte al candeliere,
di Graziella e andava su a lavarsi,
dove la luce apre labirinti di pelle
e dimentichi le domande senza risposta.
Vendetti quella terra. Un lembo di dolore,
dispersi nei vortici
urbani quei trenta denari.
Ancora la memoria offre gesti
né una tregua viene,
in un lampo, a dare acqua a quei solchi.
da "Poesie 1972-2000" di Antonio Lotierzo
Edizioni Libraria Dante & Descartes, 2001
ANTONIO LOTIERZO (Marsiconuovo, 1950) si è avvicinato giovanissimo alla poesia, adottando in un primo tempo il linguaggio della cosiddetta neoavanguardia. Poeta di grande intensità e rigore concettuale racconta una realtà lucana dilaniata tra la sua atavicità e la tensione verso la difficoltosa costituzione di una nuova identità. Dotato di straordinaria personalità poetica e stilistica sintetizza la ricerca di un senso storico e personale attraverso l’uso di una parola che procede dall’erosione dei significati alla formazione di una consapevolezza piana quanto dolorosa del tempo, manifesta in versi compatti ed efficaci orfani ormai di un certo barocchismo di termini che pure aveva saputo stupire nelle sue prime opere. Colto e raffinato, Lotierzo, produce un verso provocatorio attraverso un’ironia costante ed acuta supportata da una ragione solida che interroga in modo scrupoloso il lettore…Un verso distinto e raro, che sfida la banalità e il non senso, ed emoziona come una tiepida alba dopo una notte lunga e insonne! http://www.antoniolotierzo.com/

Cantina
Trepido cantuccio della disperazione
la botte annerita e i ragni
sfaldano cemento, imputridisce l’acqua
a rigagnoli forati fra ruvide pietre scure.
Nel forno paterno oggetti confusi riavvolti
sogni di polvere chiodi piedi di letto
manubrio di bici cernécchio cazzuola
dove passo un’ora di fresco far nulla.
Senza in niente sperare, un topo affogato
riporta la povertà, mancanza quotidiana
le catene per il ghiaccio due Pirelli al muro
sospese all’odore del vino più scuro del buio.
Tu non presenzi ai riti della vita ebbra
parli civiltà cittadine che angosciano le notti
rumori scontrosi qui attutiti dal nulla bacchico
d’un esistere scontrosi qui attutiti dal nulla bacchico
d’un esistere senza speranze puro disinteressato.
Mieli d’amplessi
Lo scavo nel tuo corpo flessuoso
è sincronia d’un lusso
calmo che il sudore del desiderio
porge ai vibranti amanti lucenti.
La tua bocca, dopo rifiuti astiosi, concedi
in unione e, implacabile, scorazza
serpentina a rinfocolare l’amore,
insieme alle frequenti mani possessive.
La girandola del tuo corpo flessuoso
sposta gli spazi dei congiungimenti
e inarcata vibri colpendomi a risacca
mentre frugo gli aperti fiori inumiditi
d’un piacere scontroso, a occhi chiusi.
La tua profanazione finisce col mio flaccido
e immielato turgore. M’accoccolo
al tuo madido seno e la tua carne
m’affoga, vertigine quieta
di sprofondamenti, immemori deliri.
Il ricordo
Il ricordo, operoso tappo
nell’acque dei giorni, troppo
chiara cicatrice segnala eventi
e li risuscita dal calendario sulle fronti
in un gorgo di lancette impazzite.
Rosa agostana
La rosa agostana l’incantava.
A noi appena alzati mio padre
la mostrava a trofeo nelle mani
cretose e la felice stanchezza
che l’aria terrigna offre alla vita.
Senza rimproveri, la posava
alla residua foto,
a fronte al candeliere,
di Graziella e andava su a lavarsi,
dove la luce apre labirinti di pelle
e dimentichi le domande senza risposta.
Vendetti quella terra. Un lembo di dolore,
dispersi nei vortici
urbani quei trenta denari.
Ancora la memoria offre gesti
né una tregua viene,
in un lampo, a dare acqua a quei solchi.
da "Poesie 1972-2000" di Antonio Lotierzo
Edizioni Libraria Dante & Descartes, 2001
ANTONIO LOTIERZO (Marsiconuovo, 1950) si è avvicinato giovanissimo alla poesia, adottando in un primo tempo il linguaggio della cosiddetta neoavanguardia. Poeta di grande intensità e rigore concettuale racconta una realtà lucana dilaniata tra la sua atavicità e la tensione verso la difficoltosa costituzione di una nuova identità. Dotato di straordinaria personalità poetica e stilistica sintetizza la ricerca di un senso storico e personale attraverso l’uso di una parola che procede dall’erosione dei significati alla formazione di una consapevolezza piana quanto dolorosa del tempo, manifesta in versi compatti ed efficaci orfani ormai di un certo barocchismo di termini che pure aveva saputo stupire nelle sue prime opere. Colto e raffinato, Lotierzo, produce un verso provocatorio attraverso un’ironia costante ed acuta supportata da una ragione solida che interroga in modo scrupoloso il lettore…Un verso distinto e raro, che sfida la banalità e il non senso, ed emoziona come una tiepida alba dopo una notte lunga e insonne! http://www.antoniolotierzo.com/
by Maria Luigia Iannotti
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Etichette: antonio lotierzo, poesia