Rocco Saracino. Giorni irrevocabili
[poesia -19]
Mi crederanno?
Non più strada. Non più terra.
Non più rive senza porto,
non cadaveri lungo l’orizzonte.
Sarà la patria la vela maestra:
ai compagni confesso l’addio,
ogni lettera un pianto.
Nella valle che domino a braccia aperte
sono stato signore e zappaterra.
Ho avuto sempre uno stendardo
conficcato sulla punta della lancia
ma oggi soltanto
ne scorgo i colori.
Non più sassi sulla mia strada:
ho un sole irripetibile,
conviene giocarlo bene.
Mi disse il fratello di sangue
che il cielo non ha ombra
nemmeno nei giorni di pioggia:
il fratello di latte negava
e intanto attizzava la brace
oltre montagne, arcobaleni.
Credo di poter mostrare a chiunque
che il getto del vulcano
riempie di sé il silenzio
e nulla può bastare.
Se sarò vivo è soltanto
perché qualcun altro
sarà morto.
E poi la terra girerà ancora
e nuove notti scorreranno
ma sarò qui
con folli come me
consumati
al mio fianco.
(4 febbraio 2005, h. 02.35 am.)
***
Sigillo
Ho firmato oggi il mio futuro.
Alla vita concessa
un’altra viene tolta.
Madre mia, perdona:
molte volte
giù dalle vie della fontana
ho lasciato consumare i tuoi piedi.
Perdona, o padre
perché mai esisterà vino
senza gocce di sudore:
protervo emetto giudizio
salvo poi arrendermi
dinanzi al fuoco che scalpita
e bere il tuo sangue
benignamente dannato.
Mi assolvo
per aver tradito
la mia stessa carne.
Se il torrente avrà piena
sarà perché ho fatto
ciò che avevo esattamente immaginato:
il vento a frantumare la corrente
e un foglio vergine
dove confessare in silenzio
peccato e redenzione.
(9 aprile 2005, h. 01.25)
versi tratti da "Giorni irrevocabili" di Rocco Saracino
Testo inedito, pubblicato per gentile concessione a LucaniArt
(Tutti i diritti sono riservati all'autore)
ROCCO SARACINO (è nato a Cancellara l'8 Agosto 1972 e vive ad Acerenza in provincia di Potenza). E’ ancora inedita la raccolta “Giorni Irrevocabili”, ma mi ha profondamente colpito la linfa vitale e creativa che attraversa la parola di questo giovane poeta lucano. Rocco Saracino è uno scrittore che come dice Bukowski “rende possibile /l'impossibile, scrivendo parole,/ scrivendole...” perché c’è la vita intera che scorre come un fiume, straripa, inonda e si ritrae nella consapevolezza dei suoi versi. Le sue parole sono immediate e fulminanti, fulminee. Illuminano percorsi, nazioni, culture, terre conosciute e dell’altrove. E in quel suo raccontare semplice e veloce, drammatico eppure arioso di metafore, c’è sempre la ricerca di una precisa musicalità, un respiro ampio di condanna e di assoluzione, di peccato e redenzione, di approdi e di derive. Un essere sempre in viaggio, lungo strade e terre attraversate e da attraversare. Sono belli da leggere i versi di Rocco Saracino, ma sono ancor più belli da rileggere, perché ad ogni passaggio si dipanano sfumature, intuizioni nuove e inaspettate tra le pieghe di quel respiro ampio e trattenuto.

Mi crederanno?
Non più strada. Non più terra.
Non più rive senza porto,
non cadaveri lungo l’orizzonte.
Sarà la patria la vela maestra:
ai compagni confesso l’addio,
ogni lettera un pianto.
Nella valle che domino a braccia aperte
sono stato signore e zappaterra.
Ho avuto sempre uno stendardo
conficcato sulla punta della lancia
ma oggi soltanto
ne scorgo i colori.
Non più sassi sulla mia strada:
ho un sole irripetibile,
conviene giocarlo bene.
Mi disse il fratello di sangue
che il cielo non ha ombra
nemmeno nei giorni di pioggia:
il fratello di latte negava
e intanto attizzava la brace
oltre montagne, arcobaleni.
Credo di poter mostrare a chiunque
che il getto del vulcano
riempie di sé il silenzio
e nulla può bastare.
Se sarò vivo è soltanto
perché qualcun altro
sarà morto.
E poi la terra girerà ancora
e nuove notti scorreranno
ma sarò qui
con folli come me
consumati
al mio fianco.
(4 febbraio 2005, h. 02.35 am.)
***
Sigillo
Ho firmato oggi il mio futuro.
Alla vita concessa
un’altra viene tolta.
Madre mia, perdona:
molte volte
giù dalle vie della fontana
ho lasciato consumare i tuoi piedi.
Perdona, o padre
perché mai esisterà vino
senza gocce di sudore:
protervo emetto giudizio
salvo poi arrendermi
dinanzi al fuoco che scalpita
e bere il tuo sangue
benignamente dannato.
Mi assolvo
per aver tradito
la mia stessa carne.
Se il torrente avrà piena
sarà perché ho fatto
ciò che avevo esattamente immaginato:
il vento a frantumare la corrente
e un foglio vergine
dove confessare in silenzio
peccato e redenzione.
(9 aprile 2005, h. 01.25)
versi tratti da "Giorni irrevocabili" di Rocco Saracino
Testo inedito, pubblicato per gentile concessione a LucaniArt
(Tutti i diritti sono riservati all'autore)
ROCCO SARACINO (è nato a Cancellara l'8 Agosto 1972 e vive ad Acerenza in provincia di Potenza). E’ ancora inedita la raccolta “Giorni Irrevocabili”, ma mi ha profondamente colpito la linfa vitale e creativa che attraversa la parola di questo giovane poeta lucano. Rocco Saracino è uno scrittore che come dice Bukowski “rende possibile /l'impossibile, scrivendo parole,/ scrivendole...” perché c’è la vita intera che scorre come un fiume, straripa, inonda e si ritrae nella consapevolezza dei suoi versi. Le sue parole sono immediate e fulminanti, fulminee. Illuminano percorsi, nazioni, culture, terre conosciute e dell’altrove. E in quel suo raccontare semplice e veloce, drammatico eppure arioso di metafore, c’è sempre la ricerca di una precisa musicalità, un respiro ampio di condanna e di assoluzione, di peccato e redenzione, di approdi e di derive. Un essere sempre in viaggio, lungo strade e terre attraversate e da attraversare. Sono belli da leggere i versi di Rocco Saracino, ma sono ancor più belli da rileggere, perché ad ogni passaggio si dipanano sfumature, intuizioni nuove e inaspettate tra le pieghe di quel respiro ampio e trattenuto.
by Maria Pina Ciancio
Etichette: poesia, rocco saracino