[poesia -11]
"Il morso a ritroso alla terra"Non più, quando terra chiama cieloe insiemeesangui si arrotolano, si accoppiano-sappiamo una o più storie bastarde[e i giochi della bestia-e annullano l’etico spessore dell’ascesa,lo spazio-tramite della speranza.Non più.Solo fatui fuocherelli ai crocicchio moine focomeliche in resistenza: per senso del dovere –chissà!-o semplicemente residui d’inerzia.(Il fuoco, 18 aprile 1994)***
Le altalene, le ingegnose altalene
d’atmosfere sognanti,
hanno oziose trame di consuetudine,
polvere di stelle arse in ricaduta.
Disdegnando la terra,
disegnano le ascese;
poi a ritroso le cancellano –senza
celesti ricavi da un cielo minimo
(Il dondo-lamento, 9 gennaio 1995)***Stiracchiarsi sul cordolo.
E mangiucchiarsi a spilluzzico le unghie.Smollare gli essudati, i punti neri,
molare un silenzio, mortificarlo.
E per scene ripetute, fingendosi.
Abitare un silenzio
e con avidità mortificarlo.
E per scene ripetute, fingendosi.
(La gente, 26 giugno 1994)***Ma un brodo povero, appena pacifero
come la paglietta inclinata in fronte
-il sole è di un solstizio alquanto pieno
e il riscatto si trova in cose poche
come lavarsi le mani a una fonte.
O sarà sempre un alibi l’ortica
per disdegnare il nitore di un’acqua,
sminuirne il sollievo sulla ferita?
Neppur vale nascondersi la sete
se sul ventre della terra è il riflesso
e dall’esito dipende la quiete.
(Il riscatto, 21 giugno 1994)
***
Nella nominazione della morte
io ti vedo, e ne prendo le misure.
Per dove piace, da qualunque luogo
io, terra, voglio conoscerti tutta,
seguendo attento ogni piccolo solco.
Di te voglio impregnarmi pelle e scarpe
: per cogliere in contropiede la sorte
sapendo già i rigori della notte (La tattica, 26 giugno 1994)
versi tratti da “Le trentadue Ottave” di Gennaro GriecoIl fiore nella roccia (Collezione di Scritture) - Torino 2004GENNARO GRIECO è nato nel 1953 a Rionero in Vulture e dal 1973 vive a Torino. Ha una lunga storia di “parole” e di “vita” la poesia di Gennaro Grieco. Trentadue ottave e altri otto versi variamente strutturati compongono la sua ultima silloge, un libro “esistenziale” e provocatorio per certi versi, in cui lo sguardo si staglia lucido e attento su approdi e consapevolezze e si affila tagliente e ironico su inganni e ingiustizie, per prenderne le misure, calcolarne distanze e vicinanze “senza distrarsi al bivio” con mano sapiente di artigiano (come è fortemente palese nei versi di La tattica). Accettazione, rifiuto, sberleffo, voglia di vivere e contaminarsi con e per le cose che contano, in Grieco tutto passa attraverso il rigore della ragione. Tutto è filtrato da un linguaggio magmatico e interiore, dallo scatto dinamico che procede per provocazioni, dubbi, domande senza risposta che innervano il tessuto poetico, e da una sintassi complessa, stilisticamente tradizionale e studiata, sia quando si muove su un piano più prosastico, sia quando il verso si distende aprendosi al gioco allitterato della rima, dell’assonanza e dell’ironia più giocosa e beffarda.
by Maria Pina Ciancio
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