Domenico Brancale. L'ossario del sole

"Non sarò mai al sicuro dentro la parola"
Non oso pensare
alla foglia che stride nelle ossa
dove sei
ancora una volta sei
il reggimento della mia impazienza
il fuoco della lingua
che veglia sul nostro accordo
tutto può essere
noi siamo la nostra mancanza
(p.123)
nè gridi che raspano
la gola dei rimorsi
sentire che possono accadere le cose
Assolve le carni
questo abisso di sole in agguato
(p.74)
*
Non siamo che cuore nell’intimo
e non mi stanco di ripeterlo
anche se in un sussulto
mi copre le palpebre
lo straccio del buio
Sempre nelle mani ho stretto forte
il fascio di canne
tremanti nella fiamma
e ci sono sceso fin giù
nel dirupo che addomestica
i volti duri nella piena
di questa pietra
(p.102)
versi tratti da "L’ossario del sole" di Domenico Brancale
con una nota di Michele Ranchetti
Collana fondata da Mario Luzi, Passigli Poesia, 2007
(foto di M.P. Ciancio -lettura di Domenico Brancale - Rionero in Vulture, 18-08-07)
Una poesia dal verso breve, solido e intenso dentro “i pugni stretti”, che si apre su un dolore assoluto che ingloba ogni cosa e non lascia spazi e fessure alla luce. Eppure non si può non amare la bellezza e l’incandescenza di questi versi intarsiati di pieni e vuoti, di italiano e dialetto, che ardono di pathos, che stanno dentro la vita con tutta la loro bellezza tragica e disperata. In un equilibrio perfetto, prima dell’oltre.
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